Riassunto
Direi proprio di no. Almeno non direi che si tratti di un fatto strettamente legato all’attualità. Quest’ansia estetica, se vogliamo chiamarla così, accompagna la storia dell’umanità sin dalle sue origini. Gli uomini e le donne sono sempre stati interessati alla cura del proprio corpo, alla bellezza. Una pratica nata con l’umanità, che si è evoluta nei secoli.“Siate immortali, eternamente belle!” disse Venere alle Grazie, dopo essere approdata sulle isole del mar Egeo, indicando nel culto della bellezza il mezzo privilegiato per proteggere gli uomini dalla loro naturale barbarie e per ingentilire l’umanità. Ma anche, ammettiamolo, per affermarsi con una forza di seduzione dirompente. Il primo a interessarsi compiutamente di chirurgia plastica, in senso ricostruttivo, fu Gaspare Tagliacozzi, un celebre professore universitario che ben comprese, era la metà del 1500, l’importanza psicologica e sociologica della chirurgia plastica ed estetica, mettendo in stretta relazione l’immagine con il benessere psichico. E, io aggiungerei, considerando il brutto come infelicità.“Noi ripristiniamo — scrisse — ripariamo e diamo l’integrità a quelle parti del viso che la natura ci ha dato e il destino ci ha tolto, non tanto per la gioia della vista, ma per rasserenare gli spiriti e aiutare la mente degli afflitti”. Pietra miliare della chirurgia estetica è il suo testo De curtorum chirurgia per insitionem, in cui la ricostruzione del naso amputato per ferite o sifilide è documentata con descrizioni e accurate illustrazioni e addirittura commenti di confronto tra diverse procedure.
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